Sotto la guida di Maurizio Boldrini: dizione, lettura, recitazione e laboratori integrativi.
A Parigi, Barcellona, Dublino, Bologna, Roma, Torino, L’Avana ci sono scuole di teatro, se non si può fare tanta strada per studiare l’arte attorica basta arrivare a Sforzacosta di Macerata anche perché nelle accademie delle citate città, e in molte altre, le ricerche praticate in 36 anni dagli allievi della Scuola di Dizione Lettura e Recitazione del Minimo Teatro sono riferimento imprescindibile. Testi come “La voce recitante” ed “Enciclopedia per l’attore finito” del direttore Maurizio Boldrini sono internazionali strumenti di prova. Sarà stato un caso bizzarro ma Luca Ronconi, quando fu direttore del Teatro Stabile di Torino, nel suo vocabolario a uso degli attori, tra “mostri sacri” del teatro internazionale cita un solo italiano vivente: Maurizio Boldrini. Alla radio francese, una delle massime ricercatrici vocali, Kaya Anderson, interrogata sul teatro in Italia dopo Carmelo Bene, risponde: c’è Maurizio Boldrini. Ascoltare la voce dell’artista maceratese che anima testi poetici, come nell’ultimo recital estivo (“Le differenze della voce”) a Palazzo Conventati di Macerata è un’esperienza di quelle che lasciano il segno, sensazione d’alta quota, percezione esatta della differenza della maestria e dell’arte. Ciò andava premesso, non con intento celebrativo ma per “Una testimonianza inevitabile”, questo è il titolo del recente film-documento che il regista Sergio Ceschini ha dedicato al Minimo Teatro.