Al Minimo Teatro: “CBxMB”

 

Carmelo Bene per Maurizio Boldrini, 10 ore per entrare nella sostanza dell’espressione

Macerata – Carmelo Bene è stato trattato con fiumi di parole, oppure ignorato, talvolta imitato,oppure idolatrato, frainteso, o stupidamente contestato ma c’’è un unico luogo in cui è studiato veramente: il Minimo Teatro. Qui le sue teorie e le sue pratiche sono analizzate e provate per entrare nei segreti del come fare e perché, sono combinate con altre indicazioni magistrali frutto di molteplici discipline, sono rilanciate verso nuove operazioni e verso un orizzonte che travalica lo studio sul linguaggio. Il percorso di ricerca di Maurizio Boldrini è stato lungo, intenso, deviato, sorprendente fino al recente “Sé dissolve” della classe di Ingegneria Umanistica. Ora è possibile una sintesi che raccordi la sostanza e il come dell’ operato, perché ciò che è stato trovato è molto e quello da trovare è di più. Per coloro che in questi anni sono stati compagni di viaggio di Maurizio Boldrini sarà occasione di ulteriore riflessione, per coloro che entreranno per la prima volta al Minimo Teatro sarà occasione per comprendere, almeno qualcosa, delle più alte dinamiche teatrali.

Quindi, al Minimo Teatro, borgo Sforzacosta 275, Macerata: “CBxMB – 10 ore per entrare nella sostanza dell’espressione”.

I quattro incontri si svolgeranno con il seguente calendario:: 21-23-28-30 luglio ore 21.00-23.30. Adesioni al n. 347 1054651, o allo 0733 201370.

Sé affiora, Sé dissolve: la via della conoscenza

MACERATA – Al Minimo Teatro c’è un palcoscenico composto da sei praticabili per un totale di soli quindici metri quadrati. E’ incredibile, eppure reale, come questo piccolo spazio possa essere, ed è, lo snodo capitale di un “sistema” operativo che rende inadeguati i consueti nessi del pensiero, e s’impone, con la leggerezza di un’arte irrevocabile, materia che pretende l’urgenza di una nuova filosofia del pensiero, un nuovo funzionamento delle connessioni immaginative.  La cosa che più “terrorizza” è che la dimostrazione, in forma di spettacolo, è sotto agli occhi degli spettatori, in tutta la sua ricchezza poetica, e non si sa, come spettatori, se abbandonarsi alle continue onde emozionali, o resistere e sforzarsi di riportare gli accadimenti dentro il conforto della logica che ad ognuno è possibile.

“Sé affiora”, Sé dissolve”, studi scenici proposti sabato e domenica scorsi, sono stati due attentati programmati, studiati nei minimi particolari e realizzati contro i “sistemi” su cui si fondano le pseudoconoscenze. Sarebbe inutile, oltre che ovvio, soffermarsi e raccontare la bellezza e la bravura degli artificieri, testimoni in corpo e in voce della grandezza del loro operato, ciò che pare invece importantissimo segnalare è che poeti, architetti, medici, attori, filosofi, ecc. ecc. per non rimanere troppo indietro sulla via della personale conoscenza è meglio che facciano almeno una visita o una permanenza sui quindici metri del palcoscenico del Minimo Teatro, capitale mondiale di quello che una volta si sarebbe chiamato “linguaggio teatrale”. Infine, nomi e cognomi. In “Sé affiora” la classe della Scuola di Dizione, Lettura e Recitazione composta da: Valentina Lauducci, Ludovica Orazi, Rebecca Ercoli, Cecilia, Ester, Riccardo Ferrario, Eleonora e Ludovico Meloni. In “Sé dissolve” la classe della Scuola di Ingegneria Umanistica composta da: Carla Camilloni, Riccardo Carota, Giorgio Cornelio, Serenella Marano, Elisabetta Moriconi, Ilenia Paciaroni, Roberta Sarti, Lorenzo Vecchioni. Conduttore, Maurizio Boldrini.

L’essere affiora e dissolve al Minimo Teatro

MACERATA – Doppio appuntamento al n. 275 di Borgo Sforzacosta, sulla piccola-grande scena del Minimo Teatro. Sabato 5, ore 21.30: ” Sé affiora”; domenica 6, ore 21.30: “Sé dissolve”. Sono studi scenici, rispettivamente della Scuola di Dizione Lettura e Recitazione e della Scuola di Ingegneria Umanistica, che insistono nel controllo e nella manifestazione dell’atto creativo allo scopo di predisporre un banco di prova per le intime essenze personali. In “Sé affiora” sono di scena gli allievi principianti Rebecca Ercoli, Cecilia, Ester e Riccardo Ferrario, Eleonora e Ludovico Meloni, Valentina Lauducci, Ludovica Orazi, che si confronteranno con i “fondamentali” del gioco poetico nel tentativo di sentire il “sé” personale che affiora nell’atto creativo. Più complesso è il lavoro degli allievi della classe di Ingegneria Umanistica composta da Carla Camilloni, Riccardo Carota, Giorgio Cornelio, Serenella Marano, Elisabetta Moriconi, Ilenia Paciaroni, Roberta Sarti, Lorenzo Vecchioni, i quali con la direzione di Maurizio Boldrini, hanno condotto un intenso studio drammaturgico sulla costruzione di una vicenda che si dissolve mentre si crea, affinché il “sé”, capace di mancare ad arte i vincoli storico-rappresentativi, si esprima, scostumato, nella sua possibile purezza.