MACERATA – Mercoledì 21 settembre al Minimo Teatro (borgo Sforzacosta 275) il direttore Maurizio Boldrini presenta il programma del nuovo anno di corso della Scuola di Ingegneria Umanistica che è lo sconfinamento di ricerche teatrali verso altre discipline umanistiche e scientifiche. Nel corso di un ventennio l’Ingegneria Umanistica ha seminato indicazioni in architettura, medicina, filosofia, politica. Lo scorso anno di corso con lo spettacolo “Otl” di Giovanni Prosperi al Teatro “Mugellini” di Potenza Picena ha fornito una magistrale dimostrazione di cos’è e come muove l’anima dell’artista, esemplificazione dell’anima della vita.
Il titolo del prossimo anno di corso che inizia ad ottobre e si svolgerà fino a giugno 2023 è: “Poesia capitale”. Per conoscere qualche anticipazione abbiamo rivolto alcune domande al direttore Maurizio Boldrini.
In che senso “Poesia capitale”?
Nei diversi sensi da vocabolario ai quali cercheremo di aggiungere il nostro senso: poesia è il fare, capitale significa che riguarda il capo cioè la vita stessa, il capo è anche testa, stesso etimo di testo, il testo contiene la scrittura, scrittura capitale è la scrittura lapidaria maiuscola. Il capitale è anche il bene da poter investire, la capitale è il luogo principale di uno stato. Ecco, scriveremo a chiare e forti lettere cos’è la poesia nelle forme, nei luoghi, nelle situazioni per ricordarci e ricordare la sua essenziale differenza con la bruttezza invasiva, addirittura l’orrido reale e simbolico in cui sopravviviamo.
Quindi è questione di capitale importanza!
Sì, essenziale, almeno per me. Il titolo l’avevo pensato solo per fare una sortita a Roma per testimoniare la più alta poesia nel nome di Giovanni Prosperi ed alcuni altri poeti marchigiani che stimo. Allora ha passato in rassegna luoghi teatrali romani per sceglierne uno adatto. Ho costatato che teatri e programmazioni romane sono indecenti come quelle provinciali, anzi loro sono i provinciali perché di capitale gli è rimasto solo un nome vuoto di contenuti. E poi sono saltati proprio i concetti di capitale e di provinciale. C’è un unico concetto traviato di poesia, che di volta in volta assume la maschera dell’estetismo tronfio della vecchia guardia o la maschera orrendamente imbellettata di giovani leve pataccare. E allora mi sono imposto con la forza della classe di Ingegneria Umanistica di manifestare la differenza della poesia capitale, quella di persone che sanno fare veramente e non importa se il loro saper fare si applica a un campo o a un testo o a una testa.
Sarà necessario alzare la voce per manifestare la differenza della poesia rispetto alla baraonda circostante?
Quando entro in un bar e la mia voce che chiede gentilmente un caffè è coperta, annichilita dal frastuono di altre voci che strepitano canzonacce o sono palesemente strafogate e avvinazzate mi vien voglia di gridare, però penso che di Gesù Cristo non è stata ascoltata né la buona novella né il suo grido in croce, perché dovrebbero ascoltare Boldrini? Talvolta anche con i miei allievi alzo la voce, quando sento che le mie indicazioni sono fraintese o quando sento che c’è un fastidioso e ingiustificato rumore di fondo, ma non serve, non serve nemmeno se il grido è magistrale, già c’è stato indicato da Borges ne “La rosa di Paracelso”. Possiamo solo mandare e mandarci segnali, perché è questo che sappiamo fare. Il mondo continuerà a girare nel solito verso.
Per conoscere il programma 2022/2023 della Scuola di Ingegneria Umanistica gli interessati potranno accedere liberamente alla presentazione e se lo desiderano potranno iscriversi seduta stante. Per informazioni ed adesioni: 347 1054651.