VISSO (MC) – Dall’alto del Castel San Giovanni di Visso, torre che ha resistito intatta al terremoto, vola alta la voce di un immenso Giacomo Leopardi attraverso l’arte immensa di Maurizio Boldrini e Lucio Matricardi. Questa maestosa congiunzione delle maestrie è un capolavoro nel senso che apre a molteplici prossime interrogazioni: per esempio, sulla dinamica combinatoria tra testo poetico, voce e musica; ghigliottinati di laringe i luoghi comuni leopardiani obbliga a una seria riscrittura delle teorie derivati dai testi del poeta. Però la cosa di cui si dovrà prendere atto con urgenza per un avveduto studio dell’estetica contemporanea è che, dopo Carmelo Bene, quella di Boldrini è l’unica pratica che comporta una attenta rimodulazione del processo creativo. Ciò che prima era fine, il corpo poetico redivivo, ora è strumento di una sorta di reazione a catena che destabilizza totalmente non solo i consueti criteri di identificazione autoriale, ma anche, semplicemente, il dove posare occhio e orecchio per visione e ascolto. Insomma è un maremoto in altura, più film che girano in simultanea nel cervello. Leopardi surclassa il suo cosiddetto pessimismo cosmico con un minuto infinito di tango con l’universo, ironizza la luna, finalmente, con la modestia visionaria del pastore errante, raggiunge Silvia e Nerina nelle stanze sospese del pensiero fatte di musica e voce, e le rende vive, carezzate di grazia inaudita. Insomma, mai ascoltato un Leopardi così vivo, così semplice, così contemporaneo e quindi finalmente onorato nell’essere classico. L’acustica è stata curata perfettamente dal fonico Euro Morresi. Il merito per la realizzazione di questo dono va principalmente a Antonio Perticarini, Venanzina Capuzi, Maura Antonini, responsabili delle Associazioni Spazio Cultura e Visso d’Arte, enti organizzatori con il patrocinio del Comune. In presentazione Perticarini ha detto che lo spettacolo è un evento unico pensato dal Minimo Teatro per L’Infinito Festival. E’ necessario fare in modo ci sia un seguito, non solo per la bellezza autentica dello spettacolo, ma specialmente perché è un saggio scritto a voce e a musica, obbligatorio per l’esame e il progresso delle arti. Non può essere che una cosa così importante, rimanga custodita solo nell’anima degli spettatori convenuti su a Visso, che comunque già è molto.