#MinimoTeatro – Una testimonianza inevitabile

 

Un prologo, un atto unico, ed un epilogo come una testimonianza inevitabile di un percorso artistico, formativo, creativo, spirituale, ed umano di un raffinato intellettuale. Maurizio Boldrini, definito da uno dei più grandi registi teatrali italiani – Luca Ronconi – come il miglior attore italiano narra, in questo breve film, più di trent’anni di attività teatrale. Con la necessaria sintesi il cortometraggio cerca di testimoniare una funzione fondamentale ed insostituibile che il Minimo Teatro ha avuto in questi decenni: fare ricerca rinunciando al mercato, diventando una fucina di giovani talenti. La performance nell’atto unico del’attrice Valentina Lauducci, ne è la diretta testimonianza. Con la sua profonda interiorizzazione, con la sua carica espressiva, con la sua tensione emotiva; la talentuosa interprete dimostra la validità, e l’alta qualità degli insegnamenti. Un documentario che vuol essere, nelle sue dinamiche narrative, e nella sua struttura compositiva, e con i suoi limiti, un tentativo di coniugare su basi espressive due diversi linguaggi: l’interazione tra il linguaggio audiovisivo e quello teatrale. Un film, quindi tra suggestioni poetiche-filosofiche, come un atto di riconoscimento, e come un atto intangibile di un valore encomiabile di una scuola da sostenere.

Sergio Ceschini

Memorabile serata nel nome di Enrico Gentili

MONTEGIORGIO (FM) – Un pianoforte, due leggii e tre rose erano gli oggetti presenti in scena al teatro Alaleona il 30 settembre scorso. Alle 21.45 è stata diffusa la voce di Giancarlo Guardabassi di Radio Aut che saluta Enrico Gentili, ovunque egli sia, perché proprio di Enrico Gentili si vuole parlare, o meglio, dei suoi lontani ricordi, delle memorie d’infanzia e di adolescenza, della consapevolezza di adulto e dell’amore incondizionato verso la sua famiglia e verso quella vita che lo ha fortunatamente segnato per sempre, rendendolo uno stimato psicoterapeuta e uno scrittore attento e sensibile alle vicende umane. La voce di Guardabassi ha introdotto la luce e la presenza di Maurizio Boldrini che inizia a leggere “Maiali nella nebbia”: gli estratti scelti e il romanzo nel suo complesso portano gli ascoltatori in un mondo lontano, probabilmente sconosciuto alla maggior parte di essi, ma diventato per 90 minuti molto familiare, quasi biografico, capace di agganciare ai riferimenti così personali di Gentili i loro propri vissuti.

Il divertimento prima e la commozione dopo, specie con l’intervento a sorpresa di Stefania Buschi, la moglie di Gentili, sono stati gli umori che hanno accompagnato l’ascolto. Lo spettacolo si è consumato come una candela la cui fiamma, invece di andare spegnendosi, ardeva sempre di più, rendendo difficile e imprevedibile la fine, l’ultima parola o l’ultima nota, perché seduto davanti al pianoforte c’era Fausto Bongelli, perché al secondo leggio si alternavano altre voci, perché dal palchetto di primo ordine scendevano altre voci ancora, per gli applausi, per la tensione e perché l’atmosfera era permeata da una sospensione che solo l’occhio attento di un bambino riesce a creare quando, diventato adulto, rende pubblico quello che ha visto e vissuto. L’evento è stato promosso dal Comune di Montegiorgio d’intesa con il Minimo Teatro di Macerata, erano presenti il Sindaco Armando Benedetti e l’Assessore alla cultura Michele Ortenzi i quali, in apertura, hanno salutato gli intervenuti, insieme all’antropologo Tommaso Lucchetti. Le raffinate notazioni critiche sono state curate dal poeta Giampaolo Vincenzi, a leggere i versi di Enrico Gentili sono stati alcuni allievi della Scuola di Recitazione del Minimo Teatro: Jennifer De Filippi, Maria Chiara Mannetta, Serenella Marano, Lorenzo Tombesi, Lorenzo Vecchioni. La perfetta fonica è stata curata da Euro Morresi, assistito alla consolle tecnica da Claudio Vitali, Mario Rossetti e Carla Camilloni. Una cornice classica per una serata indimenticabile presentata con eleganza da Serenella Marano.

Maiali nella nebbia, Boldrini e Bongelli nel nome di Gentili

Al Teatro Alaleona
 
MONTEGIORGIO (FM) – A due anni dalla scomparsa di Enrico Gentili, stimatissimo psicoterapeuta e scrittore capace di cogliere, custodire, testimoniare l’intima timbrica dell’animo umano, il Comune di Montegiorgio gli dedica una serata al Teatro Alaleona. Sabato 30 settembre con inizio alle ore 21.30 (ingresso libero), Maurizio Boldrini del Minimo Teatro di Macerata leggerà estratti da “Maiali nella nebbia”, il romanzo di Enrico Gentili che narra delle vicende dell’impresa familiare che commerciava in maiali. Più che un romanzo, “Maiali nella nebbia” è una miniera poetica dalla quale affiora, nitida, la tipologia umana del Fermano di mezzo secolo fa. La scrittura di Gentili, focalizzata su vicende che ha vissuto direttamente, riesce ad essere, non volendo, un compendio antropologico.
Enrico Gentil

La serata sarà come un doppio, triplo spettacolo: da una parte la voce di Maurizio Boldrini, che da sola già è poesia nella poesia, dall’altra alcuni allievi della Scuola di Recitazione del Minimo Teatro, Jennifer De Filippi, Maria Chiara Mannetta, Serenella Marano, Lorenzo Tombesi, Lorenzo Vecchioni, tradurranno versi di Gentili tratti dal suo primo libro “Nuvole americane”. Inoltre la tessitura vocale sarà ricamata dalle notazioni in diretta del poeta Giampaolo Vincenzi e da brani musicali appositamente scelti in tema ed eseguiti da quel fenomeno dell’arte pianistica che è Fausto Bongelli. In apertura insieme ai saluti del Sindaco Armando Benedetti e dell’Assessore alla Cultura Michele Ortenzi ci sarà l’intervento dell’antropologo Tommaso Lucchetti. E poi altri ospiti a sorpresa. La regia è di Maurizio Boldrini, assistente Carla Camilloni, presentatrice Serenella Marano, tecnico del suono Euro Morresi, luci Claudio Vitali. Sarà una serata intensa e ricchissima di afflato poetico nel nome di Enrico Gentili, oltre ai grandi artisti sul palcoscenico, ci saranno in teatro tanti spettatori-amici che hanno avuto il privilegio di conoscere lo psicoterapeuta, lo scrittore, l’ex Sindaco, semplicemente una persona di grande umanità che sapeva riconoscere l’altrui umanità.

Cicale e campane: musica perfetta per le “Spoglie d’Adelchi” del Minimo Teatro

 

Macerata – Montegiberto nel fermano è uno dei pochissimi comuni delle Marche a non essere dotato di una sala teatrale, molti anni or sono aveva un bellissimo teatro tutto in legno che fu demolito per ricavarne uffici comunali. Probabilmente è  per riscattarsi da questa mancanza che la comunità di Montegiberto si concede di ospitare periodicamente quel capitale di arte che è il Minimo Teatro di Macerata, diretto da Maurizio Boldrini. Lo scorso anno gli allievi della Scuola di recitazione del Minimo teatralizzarono tutto il centro storico di Montegiberto con una indimenticabile “Notte shakespeariana”.  

Invece lo scorso venerdì alle ore 23.30, nel suggestivo cortile della Sala delle Volte, il Minimo Teatro ribalta completamente la prospettiva dell’ anno passato con uno spettacolo intimo e al tempo stesso pregno di una  fortissima liricità: “Spoglie d’Adelchi”, studio scenico derivato (alla deriva) dall’Adelchi di Manzoni. Prima dello spettacolo i ragazzi di Montegiberto hanno letto con precisione e tenerezza alcuni estratti dall’Adelchi, gli hanno  fatto eco con  consueta maestria quattro allievi del Minimo, Simona Branchesi, Carla Camilloni, Maria Chiara Mannetta, Lorenzo Tombesi. A questa prefazione, che per sua bellezza da sola sarebbe bastata come dono agli spettatori, ha fatto seguito “Spoglie d’Adelchi”. I cinquanta minuti di ingegneria poetica di questo spettacolo producono scariche e improvvise sospensioni  sensoriali,  in continua variazione e trascolorazione. E’ la macchina della sensazione, talmente messa a punto che può contenere anche le contingenze spaziali della situazione, durante lo spettacolo hanno suonato più volte le campane della torre a segnare il tempo, il loro suono con la perfezione del caso ha scandito le scene più movimentate, mentre il frinire delle cicale esaltava la sospensione gestuale degli attori, ecco i magnifici sette: Jennifer De Filippi, Valentina Lauducci, Elisabetta Moriconi, Serenella Marano, Francesca Santinelli, Lorenzo Vecchioni, Simone Verducci. Organizzazione: Zefferina Remia, Edelvais Totò. Supporto logistico: Fausto Giusti. La serata è stata promossa dal Comune di Montegiberto, dalla Pro Loco e da “segreti” mecenati privati.

“Spoglie d’Adelchi” del Minimo Teatro a Montegiberto

MONTEGIBERTO (FM) – Venerdì 4 agosto alle ore 23.00, il Minimo Teatro diretto da Maurizio Boldrini presenta lo studio scenico “Spoglie d’Adelchi”,  presso il cortile della Sala delle Volte. Il Minimo ritorna a Montegiberto dopo il grande successo dello scorso anno di “Notte shakespeariana”, opera a luoghi deputati con la quale teatralizzò tutto il centro storico. Invece per questa occasione,  gli attori diretti da Boldrini ribalteranno completamente la prospettiva con uno studio scenico intimo in uno spazio quasi segreto.

Nella prefazione recitativa Simona Branchesi, Carla Camilloni, Maria Chiara Mannetta, Lorenzo Tombesi interpreteranno alcuni estratti dall’Adelchi per fornire gli estremi del testo che sarà poi “spogliato”, versato in quadri di incontestabile poesia. “Spoglie d’Adelchi”,  di e con Jennifer De Filippi, Valentina Lauducci, Serenella Marano, Elisabetta Moriconi, Francesca Santinelli, Lorenzo Vecchioni e Simone Verducci, è un prototipo di quella che Boldrini chiama “drammaturgia a scalare”, vertice della ricerca applicata al linguaggio teatrale. Quindi, per una sera, un cortile quasi segreto sarà capitale mondiale del teatro.

Vola felice “La Rondinella” sulle ali del grande teatro

 

MONTEFANO  (MC) – Teatro La Rondinella, mercoledì 12 luglio. Il Minimo Teatro, per festeggiare i suoi 35 anni di attività, è in scena con due prove (“Reperti da studio” e “Voci d’Adelchi”) e uno spettacolo (Spoglie d’Adelchi), a conclusione dell’anno di corso della Scuola di Dizione Lettura e Recitazione e di Ingegneria Umanistica. Scrivere degli spettacoli del Minimo è una prova difficile, perché si tratta sempre di raccontare l’irraccontabile. Intanto le “Spoglie”.

La scena si apre con un martello posto al centro del palco, intorno due teli bianchi, carta da manifesto, un microfono a terra; entra un’attrice, raccoglie il microfono, dalla presa del microfono che struscia a terra e poi batte a colpi regolari inizia un ritmo lento, che introduce i passi del secondo attore, già a questo punto, subito cioè, inizia l’irraccontabile: in un furore perfettamente orchestrato gli altri attori edificano con gli accessori un’attrice-costume imponente che prova un monologo imposto, dettato da un’altra attrice. In un battibaleno la scena si scompone, precipita in una sospensione tragica: allusione, lezione, compendio dell’altissimo gioco del teatro. Colpi al buio, squarci microfonici, lampi gestuali, teli bianchi che volano al ritmo del caos. Dal bianco fulmineo, dal suono dello squarcio la scena passa repentinamente al nero totale, al silenzio totale dal quale affiora lentamente il volto di un’attrice severo e denso d’inespresso,  in un braccio tiene la testa-Ermengarda di un’altra attrice, che lentamente gli scivola dal braccio, prima di riassorbirsi al buio. E’ un momento in cui pare che il silenzio parli e dica di una nostalgia umana, atavica. Da questo momento nascono e muoiono scene minime, dense di silenzio, mani che tagliano il vuoto, geometrie spedite in busta a prossime generazioni perché ridiventino voce della poesia, gesti e passi all’indietro che evocano la persistenza in corpo di tracce nostalgiche indelebili ma che in dissolvenza mutano nella leggerezza dei coriandoli lasciati cadere. E poi ancora due scene in cui il microfono diventa protagonista, non della parola da dire, ma di una cinematografia del pensiero che scampanella e mina le consuete dinamiche dell’immaginazione. Per finire, gli attori si ritrovano sul conforto delle sedie, le loro voci registrate testimoniano che sono espropriati  anche della loro poesia vocale andata, non resta che rimettere lo strumento-martello al centro della scena: mentre un’attrice indietreggia definitivamente con in mano il suono ritmico di una spillatrice che non ha più scene da fissare. Uno spettacolo fissato nei minimi particolari per rovesciarsi, istante per istante, nella sospensione poetica del grande teatro. Cinquanta minuti reali, tattili, sensoriali eppure così fuori dal mondo. E pensare che le due precedenti prove “Reperti” e “Voci” sono andate nella “normalità” del Minimo, fatta di studio, di recitazioni combinate, di musicalità, di “normale” maestria insomma. Inutile dire della bravura degli allievi-attori, La  Rondinella di Montefano vola sulle ali di una grande lezione di classe, e allora ecco semplicemente i nomi di questa classe:  Simona Branchesi, Andrea Capannelli, Alessandro Corazza, Maria Chiara Mannetta, Lorenzo Tombesi e poi  Jennifer De Filippi, Valentina Lauducci, Serenella Marano, Elisabetta Moriconi, Francesca Santinelli, Lorenzo Vecchioni, Simone Verducci. Capoclasse: Maurizio Boldrini, con l’assistenza di Euro Morresi e Carla Camilloni.

Il Minimo Teatro dallo studio base alla sua applicazione al Rondinella di Montefano

PER I 35 ANNI DI ATTIVITA’ IN  PROVA-MARATONA A MONTEFANO
 
MONTEFANO (MC) – Mercoledì 12 luglio il Minimo Teatro diretto da Maurizio Boldrini festeggia i suoi 35 anni di attività presso il Teatro La Rondinella, messo a disposizione dal Comune di Montefano. Il luogo è stato intenzionalmente scelto  perché è l’unico teatro del territorio in cui il Minimo non era mai stato nel corso della sua lunghissima attività. Per l’occasione gli allievi-attori della Scuola di Dizione Lettura e Recitazione e di Ingegneria Umanistica propongono una densa serata che comprende due prove e uno spettacolo, allo scopo di dimostrare il percorso tipico del Minimo Teatro che va dallo studio base alla sua applicazione, per giungere poi  al materiale finito. 

 

 Con inizio alle 20.30 parte la prima parte dal titolo “Reperti da studio”, la prova consiste nella pratica di alcuni pezzi classici del repertorio utilizzato solitamente dal Minimo per addestrare gli allievi al controllo degli schemi base della traduzione recitativa. Alle 21.45 la seconda prova “Voci d’Adelchi” consiste nell’applicazione dello studio al gesto verbale nudo, l’attore solo con la sua studiata musicalità. Alle 23 inizierà l’effettivo, l’affettivo  “spettacolo”, in cui le studiate strategie e i codici espressivi declinano nel tentativo di donare agli spettatori  il gran teatro non raccontabile e memorabile. Sarà il momento di “Spoglie d’Adelchi”, in cui gli attori sono autori  e artefici totali della loro poesia di scena. Gli allievi sono: Simona Branchesi, Andrea Capannelli, Alessandro Corazza, Maria Chiara Mannetta, Lorenzo Tombesi e poi Jennifer De Filippi, Valentina Lauducci, Serenella Marano, Elisabetta Moriconi, Francesca Santinelli, Lorenzo Vecchioni, Simone Verducci. Inoltre durante la serata sarà disponibile il libro fresco di stampa “Lezione su Carmelo Bene” di Maurizio Boldrini. Certo, per spettatori e attori sarà una maratona e con il caldo di questi giorni c’è il rischio che qualcuno tracolli, però c’è in palio il Minimo premio del Teatro.