Castelfidardo – Tra le molte passioni che mi sono state trasmesse dalla mia origine contadina non c’è quella per i quadri. L’immaginetta di Sant’Antonio protettore degli animali in cucina e quella della Madonnina, sopra il letto dei nonni, sono gli unici quadri della mia infanzia; più tardi un’altra immagine verrà aggiunta dai miei genitori, sopra il mio letto: un angelo custode. Questa minima galleria, priva di valore commerciale, comune a chissà quante case di contadini, mi ha reso quasi sempre estraneo alle fascinazioni dei quadri appesi alle pareti, ho sempre preferito le pareti vuote, enormi schermi di immaginazioni personali. Sono un analfabeta dell’arte pittorica, per questo quando poso gli occhi sulla Gioconda di Leonardo o sugli Angeli ribelli di Licini, riconosco immediatamente quell’arte che niente ha più a che fare con l’immagine legata al genere pittorico, ma sconfina nell’universo sospeso dell’anima, in cui si è soli e solo con un altro corpo che invoca. E’ allora che l’arte diventa totale e de-genera in un a corpo a corpo. Questa forte sensazione l’ho provata con i segni di Mariano Prosperi esposti a Castelfidardo, presso l’Auditorium San Francesco fino al 19 ottobre. Sono capolavori perché se provate ad appenderli in mostra, come hanno fatto Felice Prosperi (gemello di Mariano) e Mauro Mazziero (artista amico dell’artista), le immagini saltano addosso e vanno direttamente a vocare l’anima, cioè la parte più materiale e intima di ogni persona. Mariano Prosperi è uno spirito che saltella, puro, rapido e doloroso perché arriva dentro senza mediazioni. Per quanto possa disturbare e fare rabbia che Mariano se ne sia andato venti anni fa con un volo irreparabile, la sua testimonianza d’artista rivitalizza le comunioni trascurate, riaccende le connessioni intime sopite o addirittura spente. Qui cito solo un’opera, capolavoro tra capolavori che si possono partecipare nella mostra allestita a Castelfidardo, con l’avvedutezza del Comune. C’è un quadro di Mariano in cui appare (o emerge) un vaso di fiori, ma la materia dei colori è ingegneria tanto bestiale da dimostrare, in esplosione, l’esistenza dell’anima, tanto urgente da appassire i Girasoli di Van Gogh. Mariano “è troppo complicato e troppo semplice”, questa affermazione di Giovanni Prosperi, il fratello poeta, contenuta nella nota di presentazione alla mostra, sia la guida al gentile e paziente lettore, per entrare nella miniera di aurea umanità.