Leggendo la biografia di Giancarlo Guardabassi, è impressionante la grandezza delle esperienze che ha attraversato vivendo da protagonista la storia della musica italiana. Geniale inventore di programmi Rai, compositore per tanti cantanti di successo, cantante egli stesso, presentatore dell’ultimo Festival di San Remo in bianco e nero. E poi inventore di Radio Aut Marche, una delle primissime radio private, che fino a qualche anno fa ha trasmesso da Francavilla d’Ete. Non è possibile (né mi pare giusto) comprendere in una nota enciclopedica, in un articolo, in un saggio ciò che Giancarlo Guardabassi è stato. Ora che è morto egli viva come esempio di persona libera, sempre sempre libera in un mondo dello spettacolo che fa di tutto per omologare e ridurre a regime. Giancarlo Guardabassi è stato innanzitutto esempio di quella libertà che costa a coloro (pochissimi) che come lui ne sentono costantemente l’urgenza. L’essere veramente libero si paga vivendo, gli altri guadagnano milioni e a te tocca vivere con modeste elargizioni di qualche amico che sgancia qualcosa per un po’ di pubblicità (a Radio Aut costava molto poco per gli alti ascolti che faceva). Lui gran signore, figlio della baronessa Orietta e del conte Alberto in Perugia (non l’ho mai sentito vantarsi per le sue nobili origini) cenava con una mela e via al microfono della sua radio a collegare la varia umanità del suo microcosmo. Nessuno al mondo come Giancarlo Guardabassi è stato capace di mettere in dialogo radiofonico il vertice dell’erudizione e delle conoscenze in ambito scientifico e artistico con le persone considerate semplici. Una gran dote di Giancarlo era l’ intelligenza, non quella delle sedicenti scienze esatte, l’intelligenza più alta, quella che percepisce immediatamente e sa reagire in base all’anima che spira da voci, sguardi, gesti; quell’intelligenza che sa equilibrare e portare sulla stessa lunghezza d’onda l’alta e la bassa quota per farne occasione di relazione e conoscenza. Ma quando sbottava diventava anche furioso con i radioascoltatori, non tollerava la stupidità che si ripete nella sua insistenza, però dava spazio a tutti con inaudita pazienza e con una rarissima capacità di ascolto. Tanto colto e intelligente da poter parlare anche con le casalinghe, che lui chiamava casalingue, lo adoravano. Non riesco a scrivere altro, non vedo la tastiera con le lacrime, aggiungo solo che ora che ci penso, è l’unica persona del cosiddetto mondo dello spettacolo con il quale io mi sia sentito in perfetta sintonia. Con infinita ammirazione un altrettanto infinito ringraziamento, ciao Giancarlo.